La lezione di vita delle cisterne d’acqua

di Giulia Orlandi - Sede di Ibarra

“Questa è una sessione per apprendere i vostri diritti. Per colmare il divario di potere esistente è necessario che ne siate a conoscenza”

Comincia così la sua presentazione José Luis, membro di ECOLEX, il portale creato dall’ONU che offre servizi di ricerca, informazione e supporto in tema di legislazione ambientale. Ad ascoltarlo, seduti su entrambi i lati di piccoli tavoli disposti a semicerchio, una sessantina di persone, riunitesi questa mattina in rappresentanza delle loro comunità. Ci troviamo a Ibarra, nel nord dell’Ecuador e le persone qui presenti provengono da almeno trenta comunità rurali sparse nella Sierra Norte. Si tratta dei presidenti delle Giunte dell’acqua, organi di governo locali formatisi per garantire l’accesso all’acqua nelle loro comunità. Siamo al primo giorno del corso “Scuola per Promotori dell’Acqua”, organizzato dalla Segreteria Nazionale dell’Acqua (SENAGUA), l’ente nazionale di gestione delle risorse idriche dell’Ecuador. Seguiranno altri ventuno incontri, al termine dei quali i sessanta partecipanti dovrebbero poter vantare una conoscenza base del quadro giuridico, ambientale e culturale relativo alla gestione e conservazione dei bacini idrografici. L’obiettivo ultimo è che trasmettano queste conoscenze alle comunità in cui vivono e le responsabilizzino sull’importanza di monitorare e preservare le loro risorse idriche.

La sala è colorata dal brusio di voci e dai vestiti dei partecipanti. Alcune donne indossano il completo tipico delle popolazioni indigene della sierra – camicia di tessuto bianco con maniche in pizzo e figure floreali ricamate a mano, gonna pieghettata dal colore sgargiante, collane e bracciali dorati, calzature in tela e una specie di bombetta nera in perfetto equilibrio sulla testa. La maggior parte degli uomini sfoggia una treccia nera e lucente che scende fino a metà schiena. Ci sono anche rappresentanti delle comunità afrodiscendenti, contraddistinti un look più moderno, jeans e maglietta. Nella sala si respira un’aria leggermente viziata a causa del gran numero di persone. Oltrepasso la soglia interrogandomi sul motivo che mi abbia spinto a seguire un corso che si preannuncia estremamente tecnico e focalizzato sulla manutenzione delle cisterne dell’acqua.

Facciamo un passo indietro. Esattamente una settimana prima di questo incontro, siedo di fronte a Jeanneth Abuja, responsabile del supporto alle Giunte dell’acqua nella Valle del Chota per conto del Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio (FEPP). <<Il problema è che molto spesso le persone di queste comunità ricevono l’acqua e non sanno neanche da dove arriva. Non hanno idea di dove si trovino le fonti, né che esista un problema di contaminazione idrica>> Con una punta di imbarazzo, cerco di fare mente locale sulle sorgenti da cui Roma, la mia città, attinge acqua. Nella mia mente appaiono solo immagini offuscate del Lago di Bracciano in secca durante la torrida estate del 2017. Annuisco in silenzio come a voler confermare la gravità del problema e mi concentro sul piatto di riso che ho davanti per non confessare la mia ignoranza.

Il lavoro del FEPP con le Giunte dell’acqua si concentra nella Valle del Chota, dove vive una delle più nutrite comunità afrodiscendenti dell’Ecuador. Qui, l’attività mineraria illegale costituisce un serio rischio per la qualità dell’acqua, a causa della contaminazione delle falde acquifere e delle particelle inquinanti trasportate dai venti. La sfida non è solo far arrivare l’acqua nelle comunità, ma assicurarne la buona qualità. Le Giunte nascono con l’obiettivo di gestire lo smistamento e la pulizia dell’acqua, operando la manutenzione delle cisterne di approvvigionamento, clorazione e filtrazione. Si tratta di piccoli gruppi di persone che nascono e si organizzano spontaneamente nelle comunità. L’appoggio del FEPP, a partire dal 2018, è quello di far loro ottenere status giuridico presso SENAGUA attraverso un processo di legalizzazione. Costituendosi come organi di governo formali, le Giunte avranno l’autorità giuridica per rappresentare la propria comunità e per avanzare proposte di politica pubblica attraverso i meccanismi previsti dalla legge. Il processo di regolarizzazione implica che si dotino di una struttura direttiva, di un regolamento interno e di uno statuto. Finora il FEPP ha appoggiato la regolarizzazione di sette giunte nella Valle del Chota.

L’idea della Scuola per Promotori dell’Acqua è quella di fornire ai gestori comunitari di un bene così prezioso una formazione completa che permetta loro non solo di garantire la manutenzione delle cisterne, ma anche di conoscere e far rispettare i loro diritti in termini di acqua e ambiente, comprendere le problematiche del territorio legate a questi temi e proporre soluzioni concrete. Questo primo incontro è sulla normativa ambientale dell’Ecuador, sull’amministrazione delle aree protette e sui limiti che esse costituiscono per i diritti di proprietà individuale.

Facciamo un passo indietro più lungo. Circa due mesi fa sono partita per l’Ecuador come parte del Servizio Civile. Lavorerò per un anno a Ibarra, nel nord del Paese, presso il Grupo Social FEPP (GSFEPP). Il GSFEPP nasce come organizzazione non governativa negli anni ’70 e nel corso del tempo si articola in un sistema di agenzie sorelle che svolgono ruoli complementari. Le principali sono il FEPP (l’organizzazione che si occupa di progetti di sviluppo rurale e si articola in dieci uffici regionali sparsi per tutto l’Ecuador), BancoDesarrollo (la banca che offre prestiti a tassi agevolati e servizi di risparmio per i piccoli produttori) e FUNDER (l’agenzia che offre servizi di formazione tecnica negli ambiti più disparati, con un’attenzione specifica per i giovani delle aree rurali). E’ in questa realtà che trascorrerò i prossimi dieci mesi della mia vita, in quello che si preannuncia un intenso periodo di scoperta, apprendimento, impegno e profonda riflessione su se stessi.

Nel caso specifico, la riflessione personale scaturisce dal coinvolgimento e dalla motivazione che leggo sui volti dei partecipanti della Scuola per Promotori dell’Acqua. Nonostante la sveglia mattutina e lo stomaco che comincia a gorgogliare perché la sessione si protrae più a lungo del previsto, oltre l’orario del pranzo, nessuno di loro perde la concentrazione. Fino all’ultimo vedo alcuni di loro alzare la mano per fare domande a José Luis e per condividere i propri problemi con il resto dei presenti. <<Hanno costruito una proprietà privata lungo la sponda del fiume e ci dicono che non possiamo attraversarla per raccogliere l’acqua – è legittimo?>> <<Cosa possiamo fare se bloccano il sentiero che abbiamo sempre usato per raggiungere l’area che stiamo cercando di riforestare?>> Domande pragmatiche, il volto umano e reale dei famosi “problemi delle aree rurali” che finora per me erano solo parole su carta stampata.

Impossibile non fare il paragone con me stessa e la mia esperienza di cittadina nel Municipio VII di Roma. Quanto conosco io stessa della mia comunità? Quanto sono coinvolta in prima persone nelle iniziative del mio quartiere? Sono veramente a conoscenza dei miei diritti? Basta votare alle elezioni per considerarsi cittadino attivo? Conosco i meccanismi di iniziativa popolare che sono a disposizione nel mio contesto? Saprei come attivarli? Una folla di domande su me stessa che viene inaspettatamente attivata qui in Ecuador da quello che mi aspettavo essere un noioso incontro sulla manutenzione tecnica delle cisterne dell’acqua. <<Vamos a la acción, ustedes son los portadores de su futuro. Para que actúen es necesario que sepan>> Così conclude la sessione José Luis, seguito da una grande applauso. Eccola qui, riassunta in poche parole, l’inaspettata lezione di vita che scaturisce da una riflessione sulle cisterne d’acqua: mi riprometto di metterla in pratica una volta tornata in Italia.

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