Il nano guerriero

di Giuseppe Garofalo Gonzalez

Ricordo ancora quando ti ho visto scendere dalle scale di casa quel mercoledì 7 Febbraio alle 6 di mattina. Sembravi ubriaco. Eri alto quasi la metà di ora, avevi un pigiama felpato, l’aria assonnata e divertita al tempo stesso, e per il modo in cui ti muovevi avevo subito pensato che fossi il solito “bambino scemo”, senza rendermi conto che lo scemo ero io. Non riuscivi a stare fermo un secondo, quasi il tuo corpo fosse posseduto da una qualche forza strana, che tentava di uscire e tu lottassi per contenerla. Poi con il tempo mi sono reso conto che un po’ era vero: il tuo piccolo corpo è sottoposto da sempre a grandi sforzi, movimenti involontari che lo obbligano ad assumere posizioni strane, forze assurde che hanno deformato le tue gambe e la tua schiena. Mi piace pensare che quando cammini, quando mangi rovesciando tutto, quando non riesci a pronunciare bene nessuna parola delle tante frasi che vorresti dire al mondo ogni giorno, in realtà stai lottando contro queste forze, contro queste leggi della natura che ti fanno apparire diverso da tutti gli altri bambini.

            La verità è che sei diverso da qualunque bambino della tua età, ma questa diversità non viene dal tuo deficit di attenzione, dalla tua dislessia, dai problemi di motricità o dalle parti del tuo corpo non normative. La tua diversità viene dal tuo sorriso, dalla potenza del tuo animo che ti fa rialzare ogni volta che cadi, ogni volta che piangi, ogni volta che vieni respinto dagli altri bambini perché “non sai giocare” o perché semplicemente sei il più piccolo nel gruppo dei grandi. Infatti, ti vedo spesso giocare e parlare da solo con chissà chi e di chissà che cosa, molte volte dicendo parole senza senso. Sei alto meno di un metro, con le mani grandi un terzo delle mie, ma ti aggrappi alla vita in un modo incredibile, forse non ne sei nemmeno consapevole, ma sei fortissimo: non ho mai visto nessuno cadere e rialzarsi così tante volte, come se nulla fosse, con quel sorriso, mai. Combatti ogni giorno contro le difficolta che il mondo ti ha messo davanti, rimanendo il bambino dolce e affettuoso che ho imparato ad amare e ammirare.

Più di una volta i volontari e le educatrici hanno avuto problemi con te, perché capita che improvvisamente tu ti impunti su una cosa e non vuoi lasciar perdere e piangi, urli e ti butti per terra, e raramente riusciamo a trovare un modo per farti calmare quando sei così. Verrebbe da dire che sei un bambino problematico, difficile da gestire, ma la verità è che è il mondo in cui sei nato ad avere dei problemi: non riuscire ad accettare le persone neurodivergenti; non avere pazienza, non provare abbastanza amore verso il prossimo. Fortunatamente tu mi stai insegnando tutto questo, giorno dopo giorno, abbraccio dopo abbraccio, bacio dopo bacio. E mi chiedi se sei stato un bravo bambino durante tragitto da scuola a casa, me lo chiedi più volte, quasi a voler convincere chi, guardandoti, vede solo un bambino problematico. Non sei solo un bravo bambino, sei un guerriero, immenso, grande quando le montagne di questa piccola parte del mondo in cui sei nato. Continua a lottare per offrire al mondo un altro esempio, un esempio di persona migliore. Grazie Esteban.

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