Il possibile Ecuador agro-ecologico

di Marta Pigliapoco

La mia vuole solo essere una riflessione su quelle che potrebbero essere le potenzialità sociali, scientifiche e tecnologiche di un Paese emergente come l’Ecuador  e dell’opportunità che il mondo del progresso ha di riscattare le proprie finalità positive per l’umanità. Prendiamo ad esempio il problema degli allevamenti intensivi e del cambiamento climatico ad esso conseguente. Negli ultimi 50 anni la temperatura media terrestre è aumentata di quasi 1°C e da diversi anni nel mondo scientifico si registra un vasto consenso sul fatto che questo aumento derivi non tanto dalle attività umane quanto dal sistema intensivo di allevamento dei nostri animali, responsabili sia della più alta percentuale di emissione in atmosfera di gas serra che della deforestazione e dunque del riscaldamento globale. I dati emersi dagli studi effettuati sull’argomento dicono chiaramente che il modo più rapido ed efficace per fermare l’aumento della temperatura globale è ridurre i numeri di tali allevamenti. Anidride carbonica, metano ed ossido di azoto sono prodotti naturalmente dai processi biologici, ma l’industrializzazione e l’intensificazione sempre più spinta in agricoltura e zootecnia hanno esasperato tale situazione, producendo livelli di gas serra che gli stessi ecosistemi non sono più in grado di tamponare.

Questo fenomeno, sintomo di una società industriale ed imprenditoriale, non è che uno degli anelli critici dell’attuale progresso ed è per questo che governi ed istituzioni stanno sempre più promuovendo scelte ed azioni virtuose sotto il profilo ambientale come la revisione delle politiche agricole e l’incentivazione di modelli d’allevamento di tipo estensivo come quello biologico. Il mondo sta dunque lavorando per rimediare agli errori del passato, ritornando ad un passato che è l’unica opzione per il futuro. E’ qui che potrebbero entrare in gioco Paesi come l’Ecuador, con un grande potenziale di crescita ed un’economia che non è ancora nel pieno del suo sviluppo. In Ecuador, e nello specifico sugli altopiani delle Ande, il sistema d’allevamento bovino, suino e ovino ancora non concepisce la domesticazione degli animali in una stabulazione permanente come la stalla tanto che gli stessi sono tenuti normalmente al pascolo, liberi o legati ad una corda. In un’ottica moderna e occidentale, vedremmo tale aspetto esclusivamente come indice di sottosviluppo e retrocessione per la produttività, perché limita l’applicazione di un regime alimentare di alto valore nutritivo atto a ottenere il massimo rendimento produttivo e non garantisce una protezione degli animali dall’esposizione alle intemperie e ai predatori; ma dal punto di vista ambientale ed etico non potremmo che compiacerci nel vedere un adeguato numero di animali convivere con l’uomo nel proprio habitat naturale. E’ proprio da questa base verso cui noi, Paesi industrializzati, stiamo tornando che l’Ecuador potrebbe ripartire; agevolato dagli errori passati degli altri e dal terreno fertile di cui dispone. Si potrebbe ad esempio parlare di un sistema di allevamento agro-ecologico che miri a ridurre i costi di gestione dell’allevamento, i consumi energetici e l’impatto ambientale attraverso un uso più razionale ed efficiente delle risorse locali come ad esempio una corretta gestione dei pascoli basata sulla rotazione che consentirebbe di ottenere vantaggi sia dal punto di vista sanitario, che economico (maggiore resa in unità foraggere per ettaro) che ambientale; portando ad una diminuzione dell’utilizzo di cereali da granella ed insilati, con una conseguente riduzione del consumo di energia fossile necessaria per ottenere le stesse produzioni animali. Parliamo comunque di un sistema in cui l’allevatore non può più permettersi di tenere incustoditi i propri animali ma deve prendersene cura, dar loro riparo, nutrizione e benessere. 

Il nostro Paese, come tanti altri, sta assistendo ad un processo di inversione che vede la nascita di allevamenti biologici e biodinamici con le relative certificazioni; l’Ecuador, come Paese emergente, potrebbe sfruttare tale cambiamento globale per entrare in un sistema economico attuale pronto a sostenere prodotti più etici, ecologici e sostenibili.

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