Alla scoperta della Tanzania

di Gabriele Galassi, sede di Ilunda

Pole pole verso Ilunda,
viaggio alla maniera africana

Siamo arrivati a Ilunda dopo un viaggio molto estenuante, durante il quale solo in pochi sono riusciti a dormire. Appena scesi dall’aereo, infatti, abbiamo dovuto attendere circa due ore per la formalizzazione dei visti che alcuni hanno definito come la materializzazione del pole pole africano.
Terminato questo processo, abbiamo trovato il pullman ad aspettarci e siamo partiti per Ilunda e dopo 15 interminabili ore, due soste e un paesaggio che e’ passato rapidamente dalla spiaggia alla savana alla pianura fino alla montagna, siamo giunti ad Ilunda, al Centro Orfani Tumaini che sara’ la mia casa per 12 mesi e dove svolgerò il mio servizio civile.
Ad accoglierci abbiamo trovato i bambini del centro che con canti e balli ci hanno fatto dimenticare la stanchezza del viaggio. E’ veramente bastato un sorriso, un ballo e un abbraccio per sentirsi totalmente catapultati in questo nuovo mondo, cosi’ lontano, ma anche cosi’ vicino. Poi ci siamo seduti a tavola e abbiamo mangiato del riso con ceci, Kachumbari (spero si scriva cosi’), erbette e banane. Dopocena finalmente una doccia, anche se fredda, molto piacevole e a letto: letto nella casa dove staremo per i prossimi 12 mesi con Gabriele e Cristiano (la triade).
La mattina poi abbiamo avuto un risveglio pazzesco, colazione al volo e poi via a giocare con i bambini. Teneri, semplici e belli, bellissimi, vorrei starci sempre assieme e prenderli in braccio tutto il tempo.
Abbiamo individuato subito i più pestiferi, tra cui Tony che ha provato a sradicarmi il tatuaggio dal braccio un paio di volte, male, ma un male bello, simpatico.
Abbiamo poi pranzato, una spaghettata con pomodoro e aglio, cucinata da Dada Maria; a mio parere una spolverata di bottarga avrebbe migliorato il piatto, ma era comunque buono e avrò tempo per far conoscere il prodotto alla dada.

Inglese C2, Francese B2,
ma vuoi mettere la musicalità Swahili?

Due giorni dopo abbiamo cominciato il corso di lingua: lo Swahili. Pensare che prima di partire mi sono dedicato ad implementare il mio bagaglio linguistico prendendo il C2 di Inglese e il B2 di Francese per poi partire , arrivare e buttarmi nuovamente su un’altra lingua: affascinante, musicale ma anche diversa e lontana, complicata per certi tratti. Affascinante perche’ comunque e’ una lingua esotica e ti seduce piano piano quando viene parlata, musicale perche’ comunque sembra che i Tanzaniani cantino in continuazione: mentre mangiano, fanno la spesa, si lavano, quando sono a scuola e pure in ospedale. Allo stesso tempo diversa e lontana in quanto richiede un’espressivita’ inusuale per un europeo, ma e’ diversa anche perche’ non sono ancora stato in un paese dove le persone impiegano una media di 15 o 20 minuti buoni per farsi la domanda “come stai?” alla quale rispondono sempre “bene” (e qui ti chiedi “ma se io sto male, cosa devo fare?”). Complicata perche’ i primi giorni ci siamo immersi in conversazioni delle quali capivamo magari solo la prima parte e rispondevamo in maniera piu’ che sbagliata.

Le lezioni sono volate, e devo dire (sono modesto, ma quando posso no) che mi sento abbastanza portato per le lingue, gia’ dai primi giorni capivo e scrivevo qualcosa in piu’ degli altri, ma comunque sono sempre stato attento ad aiutare chi era piu’ indietro e dare una mano quando era necessario. Con i maestri di Swahili abbiamo instaurato un rapporto fantastico, nel mio caso in particolare con Tunku, che dal primo giorno mi ha individuato ed etichettato come amante del calcio e infatti tutte le mie frasi di esercizio avevano il calcio (e, ahime’ l’Inter) come argomento; inoltre dopo ogni lezione e in ogni momento libero mi avvicinava per farmi leggere e vedere notizie del suo Liverpool (nonostante a me del Liverpool non me ne importi piu’ di tanto). Pero’ devo dire che e’ stato fantastico averlo come insegnante e soprattutto mi si e’ aperto il cuore quando al termine del corso dopo la recita nel salutarci tutti si e’ commosso.

Al termine del corso abbiamo preparato una recita, e la decisione che abbiamo preso e’ stata quella di rappresentare in maniera ironica alcuni momenti di vita tanzaniana (i saluti, il mercato, la richiesta dell’orario), il tutto ovviamente in buonafede e condito con qualche battuta sui nostri errori con alcune parole Swahili (su tutte la differenza tra kunyuwa – bere e Kunya – fare la cacca). L’esperimento e’ riuscito alla grande e abbiamo persino fatto ridere alcune suore che sono venute a vederci, tra cui Dorotea (la nostra seconda o prima OLP).

Una volta finito il corso non mi sento in grado di dire che parlo lo Swahili, ma posso ammettere che capisco molto di piu’ rispetto ai primi giorni e riesco ad interagire molto di piu’ con le persone del posto (in particolare con la nostra Dada Maria, con la quale parliamo di tutto, nello specifico di cucina, le piace molto quando cucino e accetta volentieri consigli su come cucinare piatti e prodotti italiani). Non sono ovviamente in grado di capire tutto, ma giorno dopo giorno mi sforzo e imparo sempre di piu’; il quaderno l’ho chiuso la settimana scorsa e lo lascero’ cosi’ per il resto dell’esperienza, sono molto sicuro dei miei progressi con la lingua e mi affido totalmente all’orale per migliorare.

Da Sabato 22 che tutti ci hanno lasciato siamo rimasti da soli noi 6 di Ilunda (Io, Cristiano, Paola, Gabriele, Alice e Chiara), dopo 4 giorni di convivenza non sembrano esserci troppi problemi e devo dire che ci troviamo abbastanza bene, ovviamente chi piu’ chi meno.

La vita da soli è strana, un po’ diversa, ma dovremo abituarci e devo dire che adesso abbiamo finalmente cominciato a capire che cos’e’ il Servizio e quali saranno i nostri compiti. E’ la prima volta che lavoro con i bambini e difatti sono combattuto dalle mie emozioni, non so che provo: sono spaventato a volte, credo di non farcela e di non essere all’altezza; altre volte mi sveglio e sono felice di quello che faccio mi sento bene e mi trovo alla grande con le attività che facciamo.

Il servizio è cominciato alla grande, ora tocca a me renderlo fantastico e continuare cosi.

                                                                                                                                                                                                                           Gabriele Galassi, servizio civile Tanzania, sede di Ilunda, 2019

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